domenica 11 novembre 2018

PEDAGOGIA

TRA MEDIOEVO E MODERNITA'
L'affermazione dell'umanesimo
Alcune questioni preliminari

L'affermazione dell'Umanesimo pose numerose questioni di carattere storico. La tendenza a svalutare il medioevo cominciò per opera di alcuni intellettuali che animarono il movimento poi definito Umanesimo. Furono gli umanisti a diffondere un pensiero negativo nei confronti della cultura medievale, ritenendo esigente un pensiero nuovo e una nuova concezione del mondo e della vita
L'età classica ha lasciato in eredità alle epoche successive una visione della realtà caratterizzata da una consapevolezza del valore unico dell'uomo tra tutti gli altri esseri.

Quando inizia l'Umanesimo?
Nella storiografia letteraria alcuni fanno risalire a Dante Alighieri l'avvio di motivi "umanistici" e "rinascimentali". Sul piano letterario si attribuisce a Francesco Petrarca il ruolo di iniziatore dell'Umanesimo. Il bersaglio polemico fu la cultura della tradizione scolastica imperante tra la fine del XIII e la prima metà del XIV secolo. Il primo movimento culturale sostenne le ragioni di un ritorno al passato idealizzato dell'età classica. L'indebolimento della scolastica allargò lo spazio ad un pensiero che affondava le proprie radici nella tradizione patristica. Nei monasteri si conservò il patrimonio della cultura latina classica.

La bellezza del linguaggio letterario
La patristica diventò un'alternativa al pensiero medievale nelle sedi universitarie della scolastica. Questa svolta consentì di cogliere l'importanza e la bellezza intrinseche della cultura classica. Questo fu l'elemento di maggiore rilievo nel sorgere dell'atteggiamento umanistico e nel suo affermarsi.

La riscoperta della lingua greca
La riscoperta della lingua greca fu un elemento decisivo per l'Umanesimo. I primi umanisti appresero la lingua greca da dotti bizantini e con la lingua scoprirono i tesori della sua letteratura. Ben presto quindi alla formazione dell'uomo colto si aggiunse lo studio del greco.

La nascita della filologia
Dagli sforzi degli umanisti per ritrovare antichi manoscritti e studiare i testi stessi, nacque la moderna filologia. Ritornò inoltre la passione per l'eloquenza e le belle lettere.

sabato 10 novembre 2018

PEDAGOGIA

LETTURE
La ricerca della verità di Pietro Abelardo
Pietro Abelardo fu uno dei più importanti pensatori medievali. Nel Sic et non egli espone il metodo proprio della scolastica, che consisteva nel ricorso alla ragione per determinare la verità e l'uso della questio o disputa. Nel brano egli afferma di vedere in questa ricerca la possibilità di svegliare le menti degli studenti e una strada per giungere più pienamente alla verità. Il dubbio riportato nel testo è indice dell'ovvietà ed è stimolo per il ragionamento.

Lo studente e lo studio di Ugo di San Vittore
In questo testo, il maestro individua alcune indicazioni didattiche per aiutarlo a conquistare un sapere ampio e non superficiale
Egli afferma che sono fondamentali, per coloro che si dedicano allo studio, le doti naturali, l'esercizio e la disciplina. Le doti naturali si rivelano quando lo studente capisce con facilità ciò che ascolta e lo conserva con memoria; l'esercizio riguarda la perfezione delle proprie doti naturali; per quanto riguarda la disciplina, l'allievo dovrà accordare il suo comportamento alla sua cultura.
Il maestro afferma poi che gli studenti devono disporre di ingegno e memoria. Queste due cose sono collegate e infatti l'ingegno acquista e la memoria conserva il sapere. Vi sono due attività che esercitano l'ingegno: la lettura e la meditazione. La lettura avviene quando si apprende qualcosa tramite un testo. La meditazione è attività di pensiero della persona

Doveri del maestro di Bonvesin de la Riva
Bonvesin scrisse un poemetto latino, Vita scholastica, che è una testimonianza della scuola del Duecento. Esso è composto da due libri e in particolare nel secondo tratta del compito del maestro. Come emerge nel testo, il maestro deve seguire quattro regole fondamentali
La prima regola è dedicarsi allo studio in ogni momento a disposizione, o insegnato agli altri o leggendo per conto proprio
La seconda regola è spiegare con ordine e chiarezza quando si insegna. 
La terza regola è non tralasciare lo studio per conto proprio, se si vogliono evitare gli errori quando si insegna
Infine la quarta regola è usare la lingua latina e costringere gli altri a servirsene.

lunedì 5 novembre 2018

SOCIOLOGIA

LE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA
Le radici filosofiche 
Naturalismo e contrattualismo


In precedenza era ai filosofi che si chiedeva di spiegare il funzionamento e le cause dei fenomeni naturali, dell'essere umano, della società e solo più tardi le singole discipline si sono emancipate. Auguste Comte fu il primo filosofo ad usare la parola "sociologia". La domanda principale che ci si chiedeva era: "come è possibile che molti individui si assoggettino alle norme necessarie per vivere in società". Per molti secoli era dominante la concezione naturalistica, secondo la quale la società sarebbe un fatto naturale scaturito dalla socievolezza istintiva umana. 
Emerse inoltre il problema della compatibilità tra individui e norme. La soluzione fu trovata nella teoria del contratto sociale, una sorta di regole di convivenza certe e condivise

Montesquieu e lo "spirito delle leggi"
Durante l'illuminismo si affermò che lo stato di natura e il contratto sociale fossero solo delle ipotesi astratte. Montesquieu sostenne che la teoria del contratto sociale fosse priva di attenzioni per l'evoluzione storica delle culture. La sua opera principale, Lo spirito delle leggi, tentò di fornire un'analisi empirica dei fatti sociali. Per egli le norme che governano la vita sociale non sono leggi fissate ma variano a seconda di condizione esterne ed interne

Jean-Jacques Rousseau
Per Rousseau la storia dell'umanità sociale è una storia di degenerazione e di corruzione rispetto all'iniziale stato di natura, dove tutti erano liberi e uguali. Il problema che egli si pone è di individuare i criteri su cui fondare una convivenza più giusta ed equilibrata e di individuare quali norme siano idonee a evitare la completa corruzione della società attuale, per realizzarne una migliore

domenica 4 novembre 2018

ANTROPOLOGIA

LA CONTINUA TRASFORMAZIONE DELLE CULTURE


Cambiamenti dei modelli: i conflitti generazionali
Non tutti i settori della vita di una comunità sono investiti da cambiamenti di pari entità. Questi cambiamenti però sono la ragione delle incomprensioni e conflitti generazionali ed essi sono tanto più intensi quanto più rapido è il cambiamento. In diversi casi i conflitti intergenerazionali sono stati, e sono, molto forti perché si scontrano visioni del presente e del futuro spesso inconciliabili tra loro

La selezione dei modelli
I modelli culturali sono in continua tensione con gli altri modelli. La cultura è infatti anche un complesso di modelli selezionati. Ciò significa che le generazione ereditano dei modelli culturali dalle generazioni precedenti e allo stesso tempo ne acquisiscono di nuovi in base alla propria esperienza oppure per l'influenza esercitata da modelli esterni.

I meccanismi della selezione
La selezione culturale si esercita al fine di accogliere elementi culturali che si coniughino con i modelli in vigore e di bloccare l'intrusione di modelli incompatibili con quelli in atto. Un caso di bloccaggio di elementi o modelli culturali fu messo in atto dal rifiuto da parte degli abitanti delle isole Mentawai. Questo rifiuto si rivelò essenziale per la sopravvivenza della loro religione. Un'altra possibilità, verificatasi nella storia, è che certi modelli vengano imposti, come è avvenuto durante la colonizzazione con la distruzione delle religioni locali e l'obbligo di seguire quella dei dominatori.


Le culture come sistemi aperti o chiusi
Tramite i processi selettivi, le culture rivelano il loro carattere di sistemi aperti e chiusi. Esistono culture più aperte di altre nei confronti delle novità e dell'alterità. Questo processo viene chiamato acculturazione. Spesso però i modelli culturali sono stati imposti con la forza, per cui le culture che li subiscono hanno poche possibilità di scelta.

L'importanza della condivisione del modello
La cultura esiste per far in modo che gli esseri umani comunichino tra loro. La comunicazione è fondamentale per ogni processo culturale e per essere efficaci i modelli devono essere condivisi. Per condivisi non si intende però che tutti debbano per forza seguirli o approvarli, ma semplicemente sapere di che cosa si sta parlando.

Condivisione e codici culturali
"Condiviso" vuol dire che deve poter essere riconosciuto come facente parte di un sistema comune di significati. Idee e comportamenti che non sono riconoscibili da un codice culturale sono ignorati o male interpretati

Il ruolo dei modelli culturali nell'agir pratico: istinti e cultura
Senza modelli culturali gli esseri umani non potrebbero sopravvivere. Alcuni antropologi hanno osservato nella cultura un sistema per far fronte alle sfide ambientali e della vita. Tra l'impulso a soddisfare un istinto primario e la sua soddisfazione, gli esseri umani mettono la cultura. Si potrebbe dire quindi che la cultura è operativa dal momento che mette gli umani nella condizione di agire in relazione ai propri obiettivi.

Il confronto con gli animali
Per chiarire il rapporto tra cultura e istinto si fa uso dell'etologia, ossia la scienza del comportamento animale. E' sbagliato affermare che il comportamento animale si basa sull'istinto e quello umano sulla cultura, in quanto anche gli umani sono sollecitati da fattori istintivi ma culturalmente guidati


Il ruolo del linguaggio nelle culture umane
Se la cultura viene intesa come un fatto strumentare, allora essa è presente sia negli esseri umani che negli animali. Se invece per cultura intendiamo un complesso di significati veicolati da comportamenti e simboli come la lingua, allora le cose sono differenti.

Il ruolo dei modelli nelle operazioni mentali
La maggior parte delle operazioni mentali e pratiche compiute dagli esseri umani quotidianamente non costituisce un oggetto di riflessione da parte di chi le compie. Insomma è come se fossimo programmati culturalmente ad affrontare il mondo che ci circonda. 

La nozione di habitus
La maniera in cui siamo predisposti ad affrontare il mondo deriva dall'habitus. Si tratta di un sistema di disposizioni che tendono a farci agire istintivamente. L'habitus cambia a seconda dei modelli culturali condivisi e anche in relazione al posto che un'individuo occupa all'interno della società.

PSICOLOGIA

DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO Accanto ai disturbi della comunicazione abbiamo la categoria psicopatologica dei disturbi dell’...