sabato 10 novembre 2018

PEDAGOGIA

LETTURE
La ricerca della verità di Pietro Abelardo
Pietro Abelardo fu uno dei più importanti pensatori medievali. Nel Sic et non egli espone il metodo proprio della scolastica, che consisteva nel ricorso alla ragione per determinare la verità e l'uso della questio o disputa. Nel brano egli afferma di vedere in questa ricerca la possibilità di svegliare le menti degli studenti e una strada per giungere più pienamente alla verità. Il dubbio riportato nel testo è indice dell'ovvietà ed è stimolo per il ragionamento.

Lo studente e lo studio di Ugo di San Vittore
In questo testo, il maestro individua alcune indicazioni didattiche per aiutarlo a conquistare un sapere ampio e non superficiale
Egli afferma che sono fondamentali, per coloro che si dedicano allo studio, le doti naturali, l'esercizio e la disciplina. Le doti naturali si rivelano quando lo studente capisce con facilità ciò che ascolta e lo conserva con memoria; l'esercizio riguarda la perfezione delle proprie doti naturali; per quanto riguarda la disciplina, l'allievo dovrà accordare il suo comportamento alla sua cultura.
Il maestro afferma poi che gli studenti devono disporre di ingegno e memoria. Queste due cose sono collegate e infatti l'ingegno acquista e la memoria conserva il sapere. Vi sono due attività che esercitano l'ingegno: la lettura e la meditazione. La lettura avviene quando si apprende qualcosa tramite un testo. La meditazione è attività di pensiero della persona

Doveri del maestro di Bonvesin de la Riva
Bonvesin scrisse un poemetto latino, Vita scholastica, che è una testimonianza della scuola del Duecento. Esso è composto da due libri e in particolare nel secondo tratta del compito del maestro. Come emerge nel testo, il maestro deve seguire quattro regole fondamentali
La prima regola è dedicarsi allo studio in ogni momento a disposizione, o insegnato agli altri o leggendo per conto proprio
La seconda regola è spiegare con ordine e chiarezza quando si insegna. 
La terza regola è non tralasciare lo studio per conto proprio, se si vogliono evitare gli errori quando si insegna
Infine la quarta regola è usare la lingua latina e costringere gli altri a servirsene.

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